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L'ITALIA E IL GREEN DEAL

  • Immagine del redattore: Geom. Stefano Pelagotti
    Geom. Stefano Pelagotti
  • 4 giu 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Visto il maggiore interesse per questo argomento ritengo opportuno accompagnarvi in una riflessione sulle problematiche energetiche per quanto riguarda gli edifici residenziali e non.


Come in molti sanno una delle problematiche maggiori del sistema Italia è l'eccesso di leggi, norme e regolamenti, un eccesso che in molte occasioni non da chiarezza e certezza ma crea sia delle enormi aree di dubbio che un'enorme difficoltà di controllo e verifica nel reale.

Progettista riqualificazione al lavoro.

Partiamo dal Green Deal o meglio gli obiettivi della EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) che prevede la decarbonizzazione del patrimonio edilizio europeo entro il 2050 tramite la riduzione nel tempo del consumo di energia primaria degli edifici residenziali con degli steps da raggiungere nel 2030 (-16%) e nel 2035 (20-22%), oltre a rendere obbligatoria dal 2030 la realizzazione NZEB dei nuovi edifici.

Simile percorso è previsto per gli edifici non residenziali con scadenze al 2030 e 2033.


Fin qui niente di nuovo a livello di direttive, il problema giunge quando andiamo a prendere visione, o cerchiamo di farlo, della normativa italiana.


Partendo dal DLgs 19/08/2005 n. 192 con il quale per la prima volta parliamo di attestare, secondo una procedura unitaria, il consumo e di fatto la prestazione di un edificio fino ad arrivare DLgs 10/06/2020 n. 48 di attuazione della direttiva UE 2018/844 che modificava le direttive sulla prestazione energetica nell'edilizia e sull'efficienza energetica, il tutto passando per il Decreto Interministeriale del 26/06/2015, meglio conosciuto come decreto dei requisiti minimi (qui un mio vecchio post in merito), e di cui si attende in quest'anno un possibile aggiornamento.


Tutto questo avrebbe dovuto avere un enorme impatto sul settore dell'edilizia, sia nelle nuove costruzioni che nelle ristrutturazioni, in quanto si delineava chiaramente la necessità di dover operare secondo il concetti di NZEB per le nuove costruzioni (edifici ad energia quasi zero) e di BILD UP per le ristrutturazioni.


Ancor più alla luce delle norme urbanistiche vigenti (DPR 06/06/2001 n. 380 Testo Unico Edilizia) che per qualsivoglia intervento edilizio ne indicano la fattibilità "...e comunque nel rispetto delle altre normative di settore... in particolare delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all'efficienza energetica,...", ciò vuol dire che comunque si operi, in edilizia libera o in CILA o SCIA o Permesso a costruire dobbiamo comunque rispettare TUTTE le norme vigenti ed applicabili all'intervento in corso.


Se teniamo presente quanto sopra la normativa italiana, rispetto alla Direttiva Europea sulll'EPBD (o Green Deal), è avanti o almeno l'avrebbe anticipata in quanto con il Decreto Interministeriale del 26 giugno 2015 (o decreto requisiti minimi) la normativa Italiana aveva già predisposto un percorso nell'ambito della progettazione dei nuovi edifici e delle ristrutturazioni edilizie, con caratteristiche sempre più stringenti sui materiali e sugli impianti .

Questo decreto, partendo dal 2015, indicava date/step successive nei quali, a parità d'intervento edilizio-impiantistico, veniva richiesto via via una maggiore prestazione energetica, percorso che doveva terminare nel 2019/2020, data in cui non sarebbero state ammesse nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti o riqualificazioni energetiche che non rispettassero i parametri e gli indici indicati nel decreto requisiti minimi.


Obbligazione questa probabilmente mal espressa o per lo più mal interpretata e disattesa, in quanto normalmente un edificio che risponde a questi parametri è di fatto un edificio ad "energia quasi zero" (NZEB), livello al quale è possibile avvicinarsi anche operando nell'ambito della ristrutturazione degli edifici.


E questo è sotto gli occhi di tutti, basta pensare agli interventi di riqualificazione energetica correttamente attuati e realizzati sulla spinta del Superbonus in cui interventi di Bild Up su edifici o condomini esistenti in classe G, adottando le opportune scelte progettuali, d'isolamento e impiantistiche, sono passati tranquillamente in classe B o superiore.


il problema fondamentale è stato la mancata applicazione della norma da parte di tecnici e privati, che hanno cercando tutti gli escamotage possibili per effettuare l'intervento di ristrutturazione o manutenzione disapplicando l'obbligo di Legge in quanto "maggiormente oneroso" (fra rifare un intonaco esterno e dover posizionare un cappotto termico sicuramente il costo cambia...) e la mancanza di controllo sull'attività edilizia da parte delle Amministrazioni Comunali che hanno recepito il Decreto Minimi come una specifica inerente gli impianti, non dandogli il peso edilizio-urbanistico che in realtà il decreto aveva.


Ad oggi, passato lo tsunami superbonus, il Decreto requisiti Minimi è tuttora vigente, pertanto qualsiasi intervento edilizio che ha per oggetto un elemento costituente l'involucro edilizio di un volume climatizzato, quindi pareti esterne, copertura, serramenti e solai a terra, è soggetto al rispetto dei valori e delle prescrizioni riportate negli allegati ed appendici del Decreto stesso.


Il Green Deal invita semplicemente gli Stati membri a definire normative adeguate al raggiungimento degli obiettivi europei, normative che in Italia, di massima e salvo variazioni determinate dalle Commissioni Europee, è già vigente dal 2015 e completamente attuativa dal 2020.


Serve solo ripensare e riscrivere, purtroppo, un'adeguata normazione economica di sostegno ed aiuto finanziario, cioè andrà ripensato il sistema di bonus finalizzato alla riqualificazione, e solo a quella, su un adeguato termine temporale.





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Stefano Pelagotti Geometra - Castelfiorentino, Florence - Italy

Tel & fax 0571/628006    Mobile +39 348 230 4985

E-mail: studio.pelagotti@gmail.com

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