RISTRUTTURARE: IERI & OGGI
- Stefano Pelagotti
- 12 dic 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Normalmente, per chi non è del settore, può sembrare che l'edilizia, soprattutto in Italia, sia uno dei settori più ostici alle trasformazioni ed alle innovazioni, sia sotto l'aspetto tecnologico che architettonico, questo dovuto, anche, da una forma d'innato "conservatorismo" che ci deriva dall'essere circondati dalla storia del nostro passato.

A questo dobbiamo anche aggiungere il sospetto verso il "nuovo" insito nella maggioranza delle nostre imprese medio-piccole o artigianali che, in molte occasioni, preferiscono sostenere e percorrere strade da queste ben conosciute, evitando quando possibile di utilizzare tecniche o materiali particolarmente innovativi.
Per questo, ancora oggi, siamo soggetti ad una particolare lentezza nell'appropriarsi di tecniche e tecnologie nuove, con la diretta conseguenza che tendiamo ad utilizzare, in molteplici occasioni, tecniche e soluzioni maggiormente "conservative" e poco rivolte al futuro o all'attulità dell'abitare e dell'utilizzo degli edifici.
Si deve anche sottolineare la cattiva "aura" che il professionista tecnico ha verso il grande pubblico.
Oggi, ancor più che nel passato, chi deve o vuole fare dei lavori in casa o alla casa interpella in primis un'impresa o un artigiano del settore, difficilmente chiama il professionista di settore (aarchitetto, geometra o ingegnere), in quanto la figura del professionista viene dai più vista come necessaria solo ed esclusivamente per il disbrigo delle procedure burocratiche.
Il professionista in realtà dovrebbe essere il tecnico, specialista di settore, che insieme al committente trova la migliore soluzione tecnica/funzionale/economica e che quindi sa indicare e consigliare quale tecnologia, soluzione arredativa o lavorazione meglio si adatta alla risoluzione del problema, il tutto cercando di ottenere la migliore funzionalità abitativa e manutentiva e di restare nell'ambito del budget indicato.
No, non è per niente facile, in quanto molte volte il committente ha visione del solo ed esclusivo aspetto economico e da questo si fa, spesso, trarre in inganno e ritrovandosi successivamente deluso e insoddisfatto del risultato finale.
Anche il semplice rifacimento di una facciata, nel quale la maggior parte dei concomini ricerca il prezzo più basso, comporta la definizione di scelte complesse, che vanno dall'affidabilità dell'impresa sotto il profilo economico, delle lavorazioni e della sicurezza, alla scelta dei componenti formanti l'intonaco, sulla base delle caratteristiche della muratura alle varie altezze, sino alla tipologia e colore della pittura di finitura finale.
Sì perchè tutti questi parametri, che potrebbero sembrare banali, in realtà diventano elementi che determinano, nel tempo, la durata della cantieristica, la qualità della messa in opera, la longevità dell'intervento e la funzionalità dell'opera rispetto al fabbricato (per esempio compromettere o migliorare la traspirabilità della parete esterna)... ed abbiamo solamente rifatto o ripristinato una facciata.
Non me ne vogliano le imprese, ma normalmente queste vendono il loro prodotto e non consiglieranno mai un qualche cosa che loro non trattano o non hanno mai utilizzato, anche se, per ipotesi, in quello specifico caso porterebbe ad un risultato migliore.
Poi c'è l'aspetto prettamente economico che, data la complessità di operazioni, lavorazioni, obblighi e prestazioni presenti all'interno di una cantieristica, si rivela normalmente di complessa definizione perchè, molte volte, viene in prima istanza indicato un prezzo unitario base, per un intervento "standardizzato", solo successivamente, in fase esecutiva, con il cantiere già aperto, vengono rivelate al committente tutta una serie di problematiche specifiche di quel fabbricato o di quella muratura, problematiche che rendono non adatto l'intervento standard, inizialmente proposto dalla ditta, e che necessitano invece di un intervento specifico ovviamente più oneroso... ma ormai il cantiere è aperto, gli operai sono lì, le danze sono aperte e quindi si deve ballare.
Il progettista ha degli obblighi nei confronti del committente, come minimo quello di renderlo "edotto", cioè di presentargli la soluzione più corretta ed adatta a quel cantiere, se poi il cliente, per infiniti motivi, sceglie un'altra soluzione, l'importante è che sappia quali erano le possibili alternative.