RIQUALIFICAZIONE ANTISISMICA, COME, QUANDO E PERCHE'
- Stefano Pelagotti
- 26 ott 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Una nuova scossa d'intensità superiore a 3,5 ha colpito l'Italia, ed esattamente la Val d'Elsa Fiorentina nel Comune di Castelfiorentino.... e siamo qui a riparlare di riqualificazione antisismica.

Ma esattamente, al di la delle persone nel settore edile, cosa vuol dire riqualificare una struttura ai fini della resistenza ad un sisma?
Partiamo con il dire che qualsiasi intervento utile a diminuire il rischio sismico è un intervento sulla struttura del nostro edificio, che sia una parete in mattoni o un solaio in calcestruzzo e laterizio, cioè qualsiasi operazione migliorativa deve intervenire sul comportamento delle struttura sotto eventuali azioni sismiche, migliorando la connessione tra le varie parti strutturali o implementando la rigidità delle stesse.
A differenza degli interventi di contenimento energetico, che agiscono sull'involucro edilizio e sui suoi impianti, la riqualificazione antisismica andrebbe più correttamente chiamata "ristrutturazione" o "adeguamento strutturale" in quanto, come prima accennato, dovremo intervenire sul sistema strutturale portante esistente.
Il problema di questo tipo d'interventi è che normalmente sottendono operazioni ed esecuzioni discretamente invasive, in quanto per operare è necessario raggiungere la struttura stessa per l'inserimento di eventuali catene o la realizzazione di massetti in calcestruzzo armato collaboranti con l'elemento strutturale esistente.
In pratica per rinforzare un solaio in legno e realizzare una soletta armata collaborante, dovremo demolire e ricostruire il pavimento, così come per implementare gli attacchi alla parete verticale dello stesso, cioè la maggior parte degli interventi prevede una parziale demolizione ed una successiva ricostruzione quanto meno delle finiture presenti (intonaci e pavimenti)

Su edifici o palazzi isolati, è a volte possibile intervenire dall'esterno, praticamente realizzando una struttura esterna all'edificio collaborante e solidale con la struttura originale, una specie di "gabbia" esterna alla quale agganciamo il nostro fabbricato.
Nell'immagine il cantiere per il recupero strutturale della palazzina H dell''Ospedale di Empoli (FI)
Un discorso a parte deve essere invece fatto per il rinforzo o il recupero degli elementi di fondazione, in questo campo l'invasività dell'intervento è discretamente limitata in quanto il settore delle iniezioni superficiali (dai 2 sino ai 4 metri di profondità) è tecnologicamente avanzato, permettendo oggi d'intervenire, con costi "contenuti", sul consolidamento dei terreni e delle strutture di fondazione, mediante iniezioni di resine bicomponenti, di malte espansive e di infissioni metalliche.
Alla fine, però, la domada resta: ma questi interventi rendono il mio edificio antisismico?
Se per antisismico intendiamo un edificio che qualsiasi scossa tellurica arrivi resta in piedi, allora la risposta è no.
Se per antisismico, invece, intendiamo un edificio che fino a certe intensità ha la possibilità di resistere, allora la risposta è: può darsi.
Sì, perchè i nostri interventi sono interventi semplicemente migliorativi, e non saranno mai esaustivi, sicuramente potremo raggiungere una maggiore sicurezza in caso di sisma, ma mai la totale sicurezza.
Anche perchè un sisma non è mai uguale ad un altro, non c'è solo l'intensità, ma anche la sua durata nel tempo.
Resistere ad un colpo deciso ma rapidissimo è diverso che resistere a colpi di maggiore intensità ma di maggiore durata, nel primo caso avremo un'accelerazione grande ma unica, nel secondo avremo un sovrapporsi delle accellerazioni nell'arco di tempo, cose diverse che porteranno a diversi stress dei materiali e a diversi risultati di calcolo.
Perciò ben venga, come per l'energetico, la riqualificazione antisismica, ma ben sapendo che non trasformeremo casa vostra in "antisismica", ma semplicemente, se possibile, verrà migliorata la sua resistenza alle azioni di una scossa tellurica.