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L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA......

  • Stefano Pelagotti
  • 7 set 2016
  • Tempo di lettura: 5 min


24 Agosto 2016 ore 03,36, la Valle del Tronto è epicentro di un sisma che con la sua forza distrugge diversi centri del Lazio e delle Marche, lasciando dietro di se un'altissima percentuale di vittime e montagne di detriti.


In questi giorni passati dalla catastrofe e dopo la prima immediata emergenza, al di là della tragedia umanitaria che ha colpito comunità e singoli, ho letto e sentito il solito fiume di parole sulle ragioni/colpe, sia tecniche che legali, che hanno portato alla situazione purtroppo accaduta.


Un argomento questo, per chi fa il lavoro di progettista e consulente tecnico, molto delicato e che ci mette di fronte all'importanza e alle responsabilità che questo lavoro, direttamente o indirettamente, può portare.


Per questo mi sento in dovere di dare qualche indicazione sui limiti tecnici e normativi esistenti nel nostro Paese (questo senza assolvere nessuno per eventuali e conprovate mancanze od omissioni), ma semplicemente tenendo conto dell'esperienza e della realtà delle cose che ho potuto riscontrare nei miei anni di professione nel settore dell'edilizia privata.


Come più volte ho detto nei miei blog un edificio è molto più longevo degli uomini, sopratutto in Italia abbiamo un patrimonio architettonico e paesaggistico/ambientale unico al mondo, al punto che per noi Italiani è normale vivere immersi tra edifici che hanno oltre 500 anni e che tutt'ora sono tessuto attivo delle nostre città e paesi.


Non possiamo quindi pensare di vivere ed abitare in edifici "tecnicamente sicuri secondo le ultime novità della tecnica", perchè si deve tener conto che la prima legge italiana sulla qualità delle costruzioni è del 1907 (a seguito del terremoto che rase al suolo Messina...) e nel tempo, solamente in ambito strutturale, si sono sovrapposte e succedute decine di leggi e norme tecniche sino a giungere alla più recente legge del 2008 che ha nuovamente modificato (e migliorato) i sistemi di calcolo e progettazione delle strutture.


I problemi però sono molteplici, fare e pubblicare una nuova normativa non vuol dire che, quasi per incanto, tutto ciò che è già costruito ed esistente diventi automaticamente conforma all'ultima legge emanata, ciò che è costruito è costruito, soprattutto per il settore privato e soprattutto quando il privato, anche brontolando ma su indicazione dei propri tecnici, ha giustamente rispettato le prescrizioni tecniche di calcolo e realizzazione, sia nel nuovo che nel riuso/ristrutturazione.


La mappatura delle zone sismiche italiane è cambiata totalmente negli ultimi 40 anni, solamente nel 1974 si parla di mappatura scientifica e solamente nel periodo 1981/1984 si ha la prima mappatura credibile e che copre circa il 45% del nostro territorio, solo tra il 2003 ed il 2008 la mappatura viene completamente rivista, così come le norme tecniche di riferimento, ponendo a rischio sismico la quasi totalità dell'Italia.


I fabbricati colpiti dal sisma nelle aree di Amatrice ed Accumoli erano per lo più edifici ristrutturati, oggetto di rifacimenti del tetto, di spostamento di murature interne e realizzazione di nuove porte interne ed impianti tecnologici.


Sono fermamente convinto che la maggior parte dei privati abbia rispettato gli obblighi vigenti all'epoca della realizzazione dei lavori, mi stupisce poi leggere articoli o sentire personaggi (di vario spessore politico, tecnico e giuridico) parlare di tetti cordolati in cemento armato o in c.a. che hanno polverizzato le murature sottostanti...


Era quello che la norma imponeva, cordolatura perimetrale in c.a. per togliere le spinte laterali del tetto, cioè una bella trave continua in cemento armato poggiante sulla sommità di un fabbricato in muratura mista di pietra e laterizio murata a calce... ovvio che un peso (massa) messo in cima ad una parete in laterizio ha un'accellerazione diversa dalla parete stessa, sopratutto se soggetta a movimenti istantanei dell'intensità di quelli scatenatisi negli anni all'Aquila e nella Valle del Tronto.


In più, nel nostro Paese, siamo legati a doppio o triplo filo alle norme di tutela paesaggistica, storica, ambientale, ecc. ecc. che, prese singolarmante, sono di ottime intenzioni ma spesso nei fatti si contraddicono e si sovrappongono creando molte volte delle incongruità nelle realizzazioni.


Per esempio molte Amministrazioni Comunali non permettevano e non permettono, in caso di demolizione con fedele ricostruzione, la sostituzione strutturale, cioè se il vecchio edificio aveva la struttura in muratura lo devo ricostrure in muratura e non posso, per esempio, utilizzare una struttura in acciaio o altro sistema struttutale, questo è un limite alle potenzialità antisismiche.


Un'altro esempio sono i massetti verticali in c.a., addossati e vincolati alle pareti esistenti in modo da rinforzarle, massetti che certamente rinforzano ma non lasciando traspirare la muratura ed essendo impermeabili, di fatto trattengono le eventuali umidità di risalita internamente alla parete (si parla di ristrutturazoini in centri storici "rurali" e/o di coloniche) con tutte le successive, nel tempo, problematiche di accumulo dell'umidità e potenziale deterioramento della parete in muratura, dobbiamo tenere presente che l'uso della malta cementizia è discrtetamente "recente", prima si utilizzava malta di calce.


Ho sentito dare la colpa all'abusivismo edilizio, ma in un centri storici di piccola estensione come quelli colpiti di quale abusivismo si parla?


In centri di quelle dimensioni più che di opere abusive si può parlare, con maggiore coerenza, di mancato controllo, in quanto buttando giù una parete ho bisogno di un mezzo per portare i materiali e allontanare le macerie, devo fare abbastanza rumore e devo lavorare per diversi giorni e..... nessuno (vigile, assessore, dipendente comunale, ecc.) ha visto o sentito niente.


Perciò tutto questo parlare di mancanza della regola (attuale) da parte di privati per lavori fatti anche solo 20 anni addietro mi ricorda molto la classica "caccia alle streghe", il colpevole ad ogni costo tanto per sollevare le coscienze, un grande parlare per coprire, a volte, le mancanze, gli eccessi o le contrapposizioni normative che fino a poco tempo fa hanno obbligato a certe scelte progettuali e tecniche.


Questo parlare e seminare "timore" in un Paese che sta semplicemente scontando, a caro prezzo, l'eccesso di norme tecniche contraddittorie, di regolamenti e piani di previsione non rispondenti, a volte per mera volontà/necessità politica, alle realtà territoriali, naturali e geologiche di un territorio, un Paese molte volte legato ad una tale rigidità del concetto di "conservazione", anche di ciò che non si vede, che ha negato e nega l'uso di tecnologie d'avanguardia nelle costruzioni.

Quindi basta....

Si deve scovare chi ha effettivamente contravvenuto alla Legge, chi non ha correttamente erogato ed utilizzato i fondi stanziati per la messa in sicurezza (ci sono sempre troppi passaggi, troppa burocrazia, lentezza e scarsa decisionalità), chi ha per dolo eseguito lavori carenti.


Si devono anche comprendere i limiti delle norme, dei regolamenti e delle leggi in materia, capire che un edificio che ha tre secoli non potrà mai essere sicuro rispetto a determinati eventi e che nessuni potrà mai certificarlo, potremo sicuramente migliorarlo ma deve esistere un limite tra beneficio e costo oltre il quale è doveroso permettere scelte diverse rispetto alla "dura e pura conservazione".


Un pensiero ed un abbraccio a tutti coloro che, nella loro esistenza, si sono trovati coinvolti in una di queste terribili tragedie.


 
 
 
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Stefano Pelagotti Geometra - Castelfiorentino, Florence - Italy

Tel & fax 0571/628006    Mobile +39 348 230 4985

E-mail: studio.pelagotti@gmail.com

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